La nuova genesi

Sono sempre stato affascinato da Lucifero, con la sua inquietante opacità.

Il nome affibbiatogli dai miei antenati appare quasi beffardo, considerando che al momento si tratta di una delle ultime Nane Nere presenti nell’universo fisico, un relitto di stella privo di luminosità.

In un certo senso, però, mi fa quasi piacere che si chiami così: è il nome più adatto per il luogo che farà da sfondo a un vero e proprio atto divino.

‹‹Direi che ci siamo tutti, possiamo cominciare!››

Percepisco la presenza dei soci, ognuno cerca a suo modo di nascondere la trepidazione, chi vibrando, chi cambiando continuamente posizione nello spazio.

Eccoci qua, gli ultimi superstiti, le uniche coscienze sopravvissute alle varie catastrofi cosmiche, appartenenti a quelle specie che sono riuscite in primo luogo a non eliminarsi tra loro e, in seconda battuta, a trovare un modo per affrancarsi dalla materia fisica.

Una manica di pazzi, ecco cosa siete!

Come al solito, in questi frangenti, le mie voci interiori affiorano e arrivano alla mia attenzione, ma solo per un istante: ormai sono abituato a ignorarle.

‹‹Innanzitutto, benvenuti e grazie per aver accettato di raggiungermi qui nei pressi di Lucifero››.

Il rumore di fondo si affievolisce gradualmente, facendomi capire che ogni coscienza presente è ora sintonizzata su di me: una bella responsabilità!

‹‹Andrò subito al sodo: come sapete, l’esperimento n° 1333777666 nella Dimensione Simulata è andato a buon fine e siamo pronti per passare all’azione!››

Dimensione Simulata? Potevate chiamarla Officina di Dio, a questo punto!

Ancora le voci interiori! Però è vero, in effetti è una denominazione piuttosto asettica per una delle più grandi conquiste degli esseri senzienti: personalmente, avrei scelto un nome un po’ più affascinante, come hanno fatto i miei predecessori chiamando Lucifero quella che allora era la più grande e terribile Supernova. Il fatto è che, per la Dimensione Simulata, serviva trovare una denominazione che andasse bene a tutti e che quindi non si rifacesse a oggetti specifici, antiche credenze o superstizioni circoscritte.

‹‹Siamo sicuri che non andrà a finire come con la Spirale del Tempo?›› domanda a gran voce Ga-El, appartenente alla frangia più timorosa all’interno del gruppo di ricerca.

La Spirale del Tempo rappresenta forse il più grave fallimento da quando si è cominciato a sperimentare con la Dimensione Simulata. Per fortuna si trattava di un progetto di un altro gruppo di ricerca, nostro rivale, che ora non esiste più.

Ammettilo, era una buona idea! Avresti potuto far parte anche tu di quel progetto!

In effetti poteva funzionare: i miei rivali avevano provato a simulare un parziale riavvolgimento del tempo, con l’idea di creare un ciclo continuo in cui seguitare a vivere, deviando così dal regolare e inesorabile movimento verso la morte dell’universo. Più che una deviazione, a me è subito sembrata una scorciatoia da codardi; poco male, non ha funzionato. Per poco non hanno fatto letteralmente “sparire” il tempo! È per questo motivo che utilizziamo la Dimensione Simulata, per eseguire prove pericolose e limitare i danni nel nostro universo.

‹‹Noi non siamo così sprovveduti›› risponde un’altra voce, non percependo risposte da parte mia. Si tratta di Rapha, il ricercatore a me più fedele.

‹‹Abbiamo effettuato tutte le verifiche necessarie e non ci sono dubbi›› mi accodo. ‹‹L’esperimento è perfettamente riuscito e ci sono tutte le condizioni per applicarlo alla nostra realtà. Oramai, grazie anche agli errori del passato, abbiamo fatto pratica con l’apertura degli squarci dimensionali…››.

‹‹Ga-El, insomma, li hai visti anche tu i risultati! Era un Big-Bang in piena regola, con tutti i presupposti per generare un nuovo universo e ospitare una nuova vita! Avere dei dubbi a questo punto significa non capire niente di scienza››.

Come al solito, Meilech, il giovane spavaldo del gruppo, stuzzica Ga-El, giocando su alcune delle sue note lacune nel calcolo interdimensionale.

‹‹Il dubbio è il fondamento della scienza!›› risponde stizzito Ga-El.

‹‹Suvvia, non perdiamoci in inezie!›› intervengo. ‹‹Se siete qui è perché credete nel progetto e avete ben assimilato qual è la vostra responsabilità e quale sarà il vostro preciso compito. Avete portato tutto l’occorrente?››

Parole di approvazione si levano dai presenti, guidati da Rapha. Avverto la loro determinazione.

In ultimo, anche Ga-El emana segnali positivi.

‹‹Vi ho appena inviato un promemoria delle varie assegnazioni attraverso la Rete Neurale, in modo da essere sicuri che ognuno faccia quello che gli compete››

La Rete Neurale è la mia più grande invenzione. Ho deciso di chiamarla così in onore di un antico meccanismo adottato dai miei progenitori, quando ancora il pensiero aveva bisogno di viaggiare attraverso impulsi elettrici su superfici organiche. È solo grazie a essa se sono riuscito ad assimilare tutte le conoscenze dei miei predecessori e a prendere le redini di questo progetto; non meno importante, essa è comoda per condividere rapidamente un ingente mole di informazioni.

‹‹Io e i miei due colleghi vi daremo un distillato di spazio che sarà la fine del mondo!›› esclama Meilech, ridacchiando e mandando segnali d’intesa a due suoi collaboratori.

In effetti è una battuta decente e contribuisce a rilassare gli animi generali.

‹‹Sono sicuro che ognuno di voi darà il meglio di sé. Ora vi prego di ripassare mentalmente tutti i passaggi necessari: ricordate che questa non è più una simulazione in una realtà protetta!››

Ecco! Lo hai ammesso, lo hai ammesso!

Forse non dovevo dirlo, ora mi sto agitando pure io. Non ce n’è motivo, ormai la procedura è ben consolidata: basta che tutti svolgano il proprio compito in maniera impeccabile, come ci si aspetta dalle migliori coscienze. Ciascuno dei presenti è incaricato di produrre un distillato essenziale di una delle componenti fondamentali del nostro universo, a partire dalla materia e dalle interazioni fisiche elementari fino a concetti imprescindibili come lo spazio e il tempo.

Secondo i risultati ottenuti nella Dimensione Simulata, questo espediente ci permetterà di ottenere la particella puntiforme da inserire nello squarcio dimensionale, dove essa darà vita a un nuovo universo, un universo pronto ad affermare con entusiasmo tutta la sua rinnovata energia.

Tra le varie componenti, a me ovviamente tocca la più importante… e la più scomoda.

Vedo che Rapha mi guarda con apprensione: forse teme un mio ripensamento.

Pensa che io soffra a restare indietro, ma non è così. Qualcuno deve farlo e sono ben contento che tocchi a me. Una volta che ognuno avrà svolto il suo compito, di loro rimarrà solo una flebile traccia, che io provvederò subito a raccogliere in modo da produrre un ultimo distillato, quello che costituisce la vera ragione alla base del progetto, una ragione egoistica e naturale: un distillato di tutte le loro coscienze, affinché possano essere trasferite nel nuovo universo.

Secondo i piani, io dovrei inserire quest’ultimo distillato e poi “chiudere la porta”.

‹‹So che è superfluo, ma voglio ricordarvi un’ultima volta che abbiamo solo una piccola finestra d’azione. Apriremo lo squarcio giusto il tempo necessario per inserire la particella fondamentale: la Dimensione Simulata ci ha insegnato che è pericoloso tenere aperto lo squarcio troppo a lungo…››

‹‹Per non parlare della tua geniale intuizione!›› esclama Rapha lanciando segni di intesa, con un malcelato retrogusto di pietà. Sta ancora attingendo dalle sue premure nei miei confronti, come se sentisse il bisogno di tirarmi su. In ogni caso, ha detto bene: grazie alla mia Rete Neurale sono potuto giungere alla formulazione del principio basilare per il nostro esperimento.

‹‹L’evento si verifica solo quando l’osservatore non lo guarda!›› rispondo, cercando di ostentare un sereno compiacimento. È un concetto che rimanda a vecchi principi di meccanica quantistica, ma anche una semplice questione di vasi comunicanti: finché permane un collegamento tra il nostro universo e la nuova particella fondamentale, essa può attingere ai nostri modelli di riferimento e rimanere stabile. Solo interrompendo la connessione si verifica il grande scoppio.

Uno scoppio che ci manderà in aria tutti!

Mi dispiace solo non poterlo vedere dal vivo. Nella Dimensione Simulata ho potuto assistere a una riproduzione del Big Bang, ma si trattava solo di un modello numerico utile a confermare il successo dell’esperimento, per essere sicuri che fosse effettivamente avvenuto lo scoppio dall’altra parte dello squarcio dimensionale fittizio. Non è la stessa cosa: un conto è visualizzare un modello astratto, un altro è confrontarsi con la materia reale che prende forma. Mi consolerò assistendo in solitudine alla graduale degradazione del buon Lucifero.

‹‹Bene, se non avete altre osservazioni, lasciatemi dire un’ultima cosa prima di cominciare: sappiate che sono fiero di noi! Non provate pena per me, sono contento che le migliori coscienze di questo universo saranno presenti anche nel prossimo. Pensateci! Per i primi tempi sarete una sorta di divinità che aleggia in un mondo nascente e ammira il frutto della sua creazione!››

E la blasfemia è servita!

‹‹Non voglio dilungarmi in addii piagnucolosi: vi saluto con orgoglio e sappiate che è stato un onore lavorare con voi!››

Assaporo per un lungo istante le vibrazioni di gratitudine emanate da tutti i presenti.

‹‹Bene, ora tutti ai vostri posti. Rapha, mi raccomando, succhia pure tutta l’energia rotazionale che ti serve dai buchi neri, non farti scrupoli: a me ne basterà poca per… il futuro.››

‹‹Sarà fatto!›› risponde prontamente Rapha, con un’immancabile nota di tristezza.

E così, è venuto il momento. Come sempre, in questi casi, sono più lunghi i preparativi che l’azione stessa. Percepisco l’estremo impegno di tutti, il loro intimo intersecarsi con le fibre più profonde dell’universo stesso, con l’intenzione di spremerne il succo essenziale.

Controllo la mappa esemplificativa dei buchi neri e lo stato di carica dei vari distillatori particellari: mi fido del lavoro degli altri, ma sono pur sempre il capo ed è mio compito sovrintendere a ogni singola operazione.

Tutto è in regola, gli indicatori più importanti sono perfettamente sovrapponibili a quelli ottenuti nella Dimensione Simulata e la procedura di distillazione è ormai completa.

Non appena vedo la particella formarsi, procedo con l’apertura dello squarcio dimensionale: fa un certo effetto aprirlo per davvero, al di fuori della Dimensione Simulata.

Eccolo l’occhio del demonio, si è aperto di nuovo!

Le voci interiori si fanno sentire come non mai e provocano un’intensissima intermittenza nella mia Rete Neurale. L’insolita sensazione, invece di preoccuparmi, mi galvanizza.

‹‹Ci siamo! Ci siamo!››

Lo squarcio si apre e noi, all’unisono, incanaliamo l’energia necessaria per spostare la particella fondamentale attraverso di esso, nella nuova dimensione vergine.

Avverto la forza degli altri affievolirsi gradualmente. Rapha, Ga-El, Meilech, tutti coloro che puntavano a essere nuove divinità, coscienze supreme che sovrintendono un nuovo universo, ora non sono altro che deboli presenze, simili a un ricordo.

Ormai è fatta.

La particella è passata, ha fecondato la nuova dimensione e ora giace come un minuscolo embrione in un utero cosmico pronto ad assecondare la sua crescita.

Vorrei seguire anch’io questa crescita, vedere i primi atomi di idrogeno, le prime stelle, i primi pianeti… scoprire se i nuovi esseri senzienti avranno una forma materiale simile a quella dei nostri progenitori o se saranno completamente diversi. Però non posso.

E non potranno nemmeno gli altri.

Un momento: cosa intendi?

Controllo che le coscienze dei miei ex-colleghi siano tutte assopite e le rintraccio con un po’ di difficoltà, distillandole una a una. In confronto agli altri distillati fondamentali, questi non sono altro che pulviscoli: elementi insignificanti che avevano la pretesa di essere equiparabili a spazio, tempo, materia e tutto il resto, così superbi da ritenersi essenziali.

Attivo con fermezza il meccanismo di chiusura dello squarcio dimensionale.

Mentre la fessura si chiude mi viene naturale guardare Lucifero, che in questo momento sembra quasi possedere una flebile luce, forse derivata dall’energia convogliata dai buchi neri. Lo prendo come uno stimolo per passare alla fase successiva del piano.

Impregno la mia Rete Neurale con i distillati dei miei ex-colleghi, le cui voci ora si uniscono al coro urlante che fa vibrare intensamente la mia coscienza.

Cosa sta succedendo? Dove ci troviamo?

Eccoli, cominciano già ad affiorare.

Ehi, quello è lo Squarcio Dimensionale! Ma siamo dal lato sbagliato!

Che stai facendo? Portaci di là!

L’agitazione sale, ma ormai non si può fare più niente. Lo squarcio è quasi una linea verticale.

Non posso credere che tu ci abbia tradito.

È la voce di Rapha: questa fa più male. Ma era inevitabile.

Il nuovo universo dovrà fare a meno delle sue divinità. Ho fatto solo un favore ai nuovi esseri senzienti: in un nuovo universo non c’è spazio per vecchie coscienze.

Dopotutto, se quello che volevano era diventare divinità, ora gliene sto dando l’occasione: io, loro e tutti i componenti della Rete Neurale siamo appena diventati l’unica macro-coscienza presente in questo universo. Possiamo fare tutto ciò che vogliamo, finché ci sarà un briciolo di energia.

Se questo non è essere Dio…

Un attimo prima che lo squarcio si chiuda definitivamente mi viene spontaneo lanciare un ultimo sguardo materno alla nostra cara particella, pronta a uno scoppio magnifico, un grande spettacolo a cui non siamo invitati.

Mi sento pervadere d’amore.


Enrico Ambrosini, classe 1991, è originario di Alonte, un piccolo comune vicentino, ma attualmente risiede a Bologna. Di professione medico genetista, è sempre stato affascinato da autori come Asimov in grado di coniugare l’interesse per la scienza con la passione per la narrativa. Ha partecipato come sceneggiatore e aiuto-regista al docu-film “Il Protagonista”, presentato in una rassegna speciale all’interno della 74^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia; ha inoltre pubblicato un racconto su Rivista BLAM.

Redazione

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