Un romanzo sulle distanze, Il censimento dei lampioni di Carmelo Vetrano

Il censimento dei lampioni, Carmelo Vetrano
Laurana Editore, 2022

Il romanzo di esordio di Carmelo Vetrano, edito da Laurana Editore per la collana fremen, curata da Giulio Mozzi, è molte cose. Prima di tutto, come ho pensato dopo i primi capitoli, è una trappola affascinante. Invita il lettore con una scrittura elegante e misurata; lo trascina dentro, lo spinge dolcemente lungo la trama alla giusta velocità e senza inciampi, per poi intrappolarcelo senza pietà. Una volta chiuso dentro, chi legge non può che orientarsi attraverso certe mappe, palesi o nascoste, che l’autore ha disseminato con sapienza.

Si tratta di un romanzo pieno e complesso. Innanzitutto, un romanzo sulle distanze: fisiche, relazionali, temporali e mentali.

Sebastiano, che da Berlino torna nella sua terra d’origine, il Salento, per presenziare alla sentenza di divorzio, è lacerato  dalla distanza fra il passato e il presente, fra l’amore e il disamore. Per non farsi travolgere dallo spaesamento e dalla noia, trova lavoro alla Electric Sole come censore di lampioni, insieme al padre Bruno che guiderà il mezzo di trasporto attraverso vie e quartieri. Per quest’uomo, che lo ha abbandonato quando era ancora piccolo, Sebastiano nutre un profondo risentimento, rinfocolato dalla relazione che Bruno ha intrapreso con Magda, da cui Sebastiano si sta appunto separando. C’è anche una storia che da bambino non ha afferrato, un silenzio che si tende come la corda di un arco e intossica i legami con gli altri suoi familiari; condiziona ogni accadimento, ne impregna il significato, ne droga il senso.

La relazione dolorosa di Sebastiano col padre e quella, nuova e imprevedibile, di Bruno con Magda producono un cortocircuito che genera nel protagonista, e nel lettore che gli è subito solidale, un sentimento amaro e ruvido che aleggia per tutto il romanzo.

Cosa c’entrano però i lampioni con questa storia? Che nesso c’è fra un uomo sollevato in un cestello, issato nel vuoto a censire pali, teche e lampade, annotarne difetti e lordure, e la storia di una famiglia che si disfa sotto il peso dei non detto e dell’allontanamento del padre? È proprio il cestello del camion guidato da Bruno, il nesso; cioè l’osservatorio sospeso, come sospesa è la vita del protagonista, dal quale Sebastiano osserva il mondo. Un mondo piccolo, quello in cui è tornato, pieno di contraddizioni e storture, di vissuti frammentati che si aggregano nel presente del protagonista, proprio nei giorni in cui fa i conti con la separazione, un altro abbandono, un altro quesito non risolto.

Quartiere dopo quartiere, strada dopo strada, il censimento dei lampioni gli offre l’occasione di osservare da un punto di vista diverso, distante ma non troppo, cose e fatti che da vicino, da dentro, fanno troppo male. Le schede con le annotazioni sui lampioni, diventano, pagina dopo pagina, mappe sentimentali in cui lo sconcerto per il presente si integra con il dolore e la disillusione per il passato.

Il linguaggio, nel corso della narrazione, da tecnico si fa poetico ed evocativo. Sebastiano porta i suoi scritti insoliti a Lisa, una giovane artista conosciuta a casa di sua madre. Le schede, che la ragazza incastona nelle sue opere, diventano parti di un microcosmo comunicativo, prendono voce e coraggio, si fanno linguaggio di riconciliazione fra il prima e il dopo, fra Sebastiano e il suo vivere amputato, l’abbandono e la comprensione.

In questo romanzo, ben scritto e ben strutturato, c’è un’importante visione del tutto: il microcosmo di cui parla Carmelo Vetrano è un ecosistema dinamico in cui ognuno dei singoli componenti coabita. I lampioni, oggetti da censire, diventano personaggi simbiotici a cui Sebastiano dedica uno sguardo attento,  critico, a volte intenerito. Riflettendo su questo aspetto, mi è tornata in mente una lettura di qualche tempo sull’interdipendenza pratica e cognitiva fra le specie. E, come spesso mi accade, non sono più riuscita a togliermi dalla testa questo nesso. Ho preso a pensare a Sebastiano come a un antropologo che studia il mondo degli umani attraverso un approccio multi-specie, cioè cerca di comprendere se stesso e gli altri esplorando la vita di elementi non-umani. Ecco che i lampioni, come il cestello, il camion, la vecchia Renault del padre, il cd musicale introvabile, le opere di Lisa diventano attori sociali, capaci, a dispetto del loro essere inanimati, di dare senso al mondo di Sebastiano. E così pensando ho concluso che questo romanzo è da leggere con attenzione, poiché Carmelo Vetrano fa una cosa molto interessante: ricompone la storia di Sebastiano attraverso l’idea di “emplacement”, inserisce cioè l’ambiente e gli oggetti che lo compongono nell’intima dialettica che il protagonista imbastisce con se stesso, rimarcando così la risonanza reciproca fra l’uomo e l’ambiente in cui vive.


Giusi D’Urso

Redazione

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