Uno su Infinito (racconto orale), Cristò
TerraRossa Edizioni, 2021

Ho iniziato a leggere questo racconto di Cristò due volte: la prima volta ero nel pieno della stesura di alcuni articoli per l’università. La seconda volta, avevo appena finito di scrivere e avevo appena concluso un intervento per una importante conferenza. A seconda del momento in cui ho preso in mano questo racconto, le congetture e le ipotesi che mi ero fatta su Uno su Infinito, edito da TerraRossa edizioni, non potevano essere più diverse.
Non è importante qui dire cosa io avessi immaginato nel primo scenario – quando non ho completato la lettura – e cosa sia accaduto nella mia mente nel secondo caso – quando poi, ripreso in mano il testo, l’ho anche finito. Ciò che vale la pena dire è che, a parità di incipit, le storie che potevano crearsi erano le più disparate. Quante probabilità c’erano che Cristò scrivesse proprio questa storia, che TerraRossa inviasse proprio a Quaerere questo libro e che io leggessi questo racconto? La probabilità è uno su infinito, appunto. Il racconto che ha scritto Cristò parla proprio di questo: della continua attualità e inattualità dell’impossibile, che accade tutti i giorni per il semplice fatto che non accade tutto il resto.
La trama di Uno su Infinito ci proietta in un mondo in cui esiste un gioco televisivo – That’s (im)possible – il cui scopo è molto semplice: è una lotteria, il cui montepremi aumenta di settimana in settimana ogni volta, finché non si trovi il vincitore o vincitrice. Come si vince? Indovinando il numero estratto, che è un numero qualsiasi su infinito. Impossibile, appunto, lo sanno tutti eppure tutti giocano. Ognuno dei protagonisti – è un racconto corale, in cui ognuno racconta la propria esperienza del gioco, dall’ideatore all’umile rivenditore di auto che sogna di cambiare la sua vita – gioca con uno scopo, con un’idea in testa: i sogni si confondono con la realtà, il gioco dà l’illusione che tutto sia possibile. Perché è così, le cose impossibili accadono ogni giorno, la nostra stessa nascita come individui ci ricorda che potevamo non nascere, che sarebbe bastata una spintarella di qualche altro spermatozoo e sarebbe stata la fine per la nostra coscienza. Tutto quello che è impossibile è già accaduto e continua ad accadere: perché non giocare, quindi?
Uno su Infinito è una storia sognante quanto estremamente realistica – come tutto ciò che scrive Cristò, se avete avuto il piacere di leggere qualche altro suo testo – che mette insieme elementi immaginifici per piegare la realtà e far parlare i sogni, le fantasie delle persone. Cristò mette in scena – e qui la dicitura calza a pennello, considerando che il racconto ha avuto ben due trasposizioni teatrali – i desideri delle persone e la voglia delle persone di sperare.
La speranza è la vera chiave del racconto: la speranza che ci sia sempre la possibilità di cambiare le cose, anche quelle che non cambiano. Questo svela non solo la volontà testarda di chi non sa fare altro che sperare, ma anche la profonda infelicità delle persone che non riescono a vedere la realizzazione della loro piccola dose di impossibile. Solo un’anima pura, scevra dalla sporcizia della società e spoglia di preconcetti, può davvero cogliere l’infinito.
Per quanto non sia una fan della ricerca di una morale a tutti i costi in ogni testo, Cristò mi ha spinta ha ragionare sul fatto che siamo abituati a ragionare dell’infinito su scale grandissime, immaginando numeri che si susseguono e si aggiungono uno in fila all’altro: ragioniamo in grande, e questo ci spaventa. Forse, invece, dovremmo iniziare a imparare a percepire l’infinito anche nel piccolo, nell’infinitesimale – nei punti infiniti di una retta, nella incalcolabilità dei granelli di sabbia, nelle cifre dopo la virgola del pi greco – del quale siamo protagonisti noi stessi: si rischia di restare schiacciati, ma soprattutto di non vedere l’impossibile che accade tutti i giorni. L’infinito è possibile e impossibile allo stesso tempo, così anche le cose che sono accadute e potevano non accadere sono possibili e impossibili contemporaneamente. L’infinito non dovrebbe ricordarci l’irraggiungibile, ma quello che siamo e che potevamo non essere.
Concludendo, Uno su infinito è un testo che commuove, fa ridere, è impossibile e probabile allo stesso tempo, come l’infinito. Incredibile come un testo così apparentemente breve contenga così tante voci, così tante vite e storie, ma soprattutto così tante possibilità. Cristò ha scritto una perla che è davvero una su infinito.