Domitilla Pirro, Nati nuovi. L’apocalisse dei ragazzini
Effequ, 2021

Classe 1985, giornalista e direttrice creativa di Fronte del Borgo presso la Scuola Holden di Torino, dove ha a che fare con i giovani ogni giorno, Domitilla Pirro sforna un altro romanzo per la casa editrice Effequ a distanza di tre anni dal suo primo lavoro, “Chilografia”.
Premessa necessaria perché fulcro della nuova storia è proprio la presenza di diversi protagonisti bambini e adolescenti, in un mondo ferito da una mostruosa e incomprensibile pandemia (argomento più che attuale) in cui gli adulti non solo giocano un ruolo marginale, ma vengono relegati a figure di passaggio, eremitiche, vittime persino.
La trama si concentra intorno alle storie di questi piccoli personaggi e alla lotta per la propria sopravvivenza: ognuno, sfruttando ogni mezzo possibile, affronterà eventi traumatici che abbracciano tematiche quali il lutto, la morte, la solitudine, le violenze familiari, la malattia, il tradimento.
E, sopra ogni cosa, il terrore e la paura di non farcela, l’incertezza del futuro.
Suonano così familiari al giorno d’oggi che la penna di Domitilla Pirro sembra aver catturato lo stato d’animo comune con un tempismo perfetto.
Ma chi sono questi Nati Nuovi? Come dice il termine stesso, sono esponenti della nuova generazione, quella che ha preso il sopravvento e che, metaforicamente e praticamente, detta lo status quo.
I protagonisti, sei per la precisione, Vera, Ari, Gec, Lena, Rica e Gabri, le cui età vanno dai quattro ai dodici anni, vengono presentati subito, uno per volta, accompagnati dalla propria situazione passata e presente. Alcuni di loro hanno i genitori separati, altri vedono consumare la perdita sotto i propri occhi, alcuni si feriscono, altri si ammalano. Nasceranno dei leader, dei gregari, delle guide.
E sono maturi, così maturi che quasi ci si dimentica di quanto siano fragili.
Il testo, attraverso l’uso di un ritmo incalzante e quasi frenetico, accompagna il lettore verso la comprensione di ciò che dovranno fare per raggiungere una sorta di luogo di pace, in cui sentirsi al sicuro.
Lo stile peculiare rende il romanzo della Pirro di non immediata comprensione: l’autrice, anche goliardicamente, fa un uso del romanesco coraggioso e originale, riprendendo nei pochi dialoghi forme e modi di dire tipici del dialetto capitolino.
La Pirro gioca inoltre con le ripetizioni, con la struttura stessa delle parole, con disegni fanciulleschi sparsi qua e là nel testo, con delle metafore quasi geniali che lasciano il lettore dapprima interdetto, poi estremamente colpito.
Verrebbe da dire che ”Nati Nuovi” non sia un testo immediato, ma basti prenderci la mano, o per meglio dire l’occhio, al fattoe tutto si trasformi in una scoperta, pagina dopo pagina.
‘Sti bimbi Sperduti, come li chiama l’autrice tra le righe, ricordano davvero molto la ciurma di Peter Pan: piccoli grandi esseri umani che, lontani dalla sicurezza della propria casa e della propria famiglia, vivono avventure straordinarie.Avventure dal sapore amaro e poco fiabesco.
La cognizione del tempoè la prima cosa a saltare: il lettore si trova invischiato in un mondo stranissimo, inquietante, cercando di seguire un filo logico che, infine, non esiste.
Perché non è con la logica che va compreso questo testo, ma con il sentimento.
Tutto potrebbe venir spiegato da una ribellione della natura, stanca di sopportare maltrattamenti? Lena, o forse Rica, paiono pensarla proprio così.
Fatto sta che, da quel giorno fatidico, dall’Evento, che cambiò per sempre la vita di tutti, non c’è più molto spazio per la razionalità e questo ci ricorda la sensazione di smarrimento e paura che noi stessi, nel mondo reale, abbiamo vissuto e che stiamo vivendo.
Grande attualità dunque per questo romanzo, originale e forte, da leggere se si è in cerca di uno stile estroso e divertente, ma dal cuore profondo e un po’ malinconico.