Karolus: la nuova monografia storica di Franco Forte

Karolus. Il romanzo di Carlo Magno, Franco Forte
Mondadori, 2023

Franco Forte vuole gettare luce sulla figura di Carlo Magno: dietro le aride nozioni scolastiche si cela l’uomo Carlo con le sue inclinazioni, i suoi affetti e i suoi amori. L’autore utilizza la consueta veste del romanzo monografico per narrare l’esistenza del più famoso re dei Franchi. I personaggi ricalcano con fedeltà e precisione quelli storici, i fatti corrispondono esattamente alla verità; l’elemento addizionale risulta quello introspettivo. L’autore mette in primo piano le modalità con cui Carlo si interfaccia con ciò che accade, le sue reazioni, i suoi pensieri e il suo sentire.  La figura del protagonista è data dall’intersezione tra verità storica e aneddotica romanzesca.

Tutto ciò rende estremamente semplice la lettura. Il periodare è conciso ed epigrafico, privo di periodi complessi e facilmente comprensibile da qualsiasi lettore; vengono ripetute di frequente le medesime espressioni, quasi che l’autore voglia favorirne la memorizzazione. Il romanzo è dunque alla portata di tutti, anche di un pubblico di profani, “non addetti al settore”. Alla semplicità del periodare corrispondono chiarezza e linearità della materia narrata: nonostante i frequenti salti temporali, l’autore riesce a fotografare efficacemente i diversi istanti della vita di Carlo, i differenti momenti delle varie stagioni della sua vita, conferendo unità all’orchestrazione complessiva del prodotto letterario.

L’elemento unificante la biografia è senza alcun dubbio la figura del re dei Franchi tinteggiata con uno stile scarno e sentenzioso, ruvido e conciso come l’indole del protagonista. Dietro la verità storica e lo scorrere degli eventi affiora l’immagine di un uomo contraddittorio e per certi versi moderno. Progressivamente, emerge una difficoltà da parte del sovrano di conciliare la dimensione politica e istituzionale con quella affettiva; Carlo lamenta sovente il fatto che in lui il re prevalga sull’uomo: non piange nel momento in cui perde una persona cara, un figlio o una moglie, spesso non ricorda i nomi dei primi. Si rende quindi conto di come le campagne militari e la diplomazia abbiano indurito il suo cuore rendendolo un re-guerriero privo di emozioni: “Cosa mi sta succedendo? Si chiese mentre si allontanava a passo svelto per raggiungere la sua tenda. Possibile che le preoccupazioni per il regno, per le strategie politiche e militari che doveva elaborare ogni giorno fossero così assillanti da fargli inaridire il cuore?” (p.300).   

Emerge un ritratto netto e stereotipato del sovrano: Carlo è un giovane focoso, suscettibile e agisce in modo impulsivo. E’ sempre desideroso di battersi contro gli infedeli e le popolazioni barbariche che minacciano il papato, alleato dei Franchi, e l’impero. È poi dedito unicamente ai banchetti e agli amorazzi; per nulla incline al lavoro intellettuale e attività ad esso affini.
Già dalle prime battute del libro si evince chiaramente come l’elemento politico e quello relazionale abbiano un’importanza precipua: ad aiutare Carlo a intraprendere la strada che lo condurrà a diventare re sono due tra le donne che risulteranno importanti nella sua vita.

In primo luogo, vi è la madre la madre Bertrada, una donna dall’indole maschile, un’abile politica dal carattere deciso che, da dietro le quinte, fa di tutto per consentire al figlio di regnare incontrastato al punto tale da eliminare il fratello Carlomanno con l’aiuto del frate collaboratore Sturmio. Vi è poi la sorella Gisela, che prenderà i voti divenendo monaca, con la quale spesso il sovrano si confida. Fin da subito si può notare come il sesso femminile occupi un posto privilegiato nell’esistenza di Carlo: il sovrano si sposa sei volte nel costante tentativo di perpetuare la propria stirpe.                                               

Si può facilmente osservare anche come le scene di erotismo occupino un posto privilegiato nel romanzo: Forte infarcisce il racconto di particolari “piccanti” gratuiti che, procedendo nella lettura, divengono stucchevoli perché ripetitivi. Le guerre occupano una parte decisiva del romanzo: Carlo spende gran parte della propria vita a combattere le popolazioni barbariche che premono ai confini del suo regno: gli Aquitani, i Sassoni di Vitichindo, i Longobardi di Desiderio, i Norreni e gli Arabi in Spagna; vi sono poi ribellioni da sedare come quella del duca di Turingia, bisogna poi tenere a bada l’imperatrice dell’impero Romano d’Occidente Irene che cerca di stringere un’alleanza matrimoniale con il re dei Franchi.

Il regno di Carlo è quindi costellato di guerre e rappresaglie, costantemente minacciato. Il re inoltre mantiene sempre la complicata alleanza con il papato: Stefano III, Adriano I e Leone III sono i pontefici che si susseguono al soglio pontificio durante il suo regno; il sovrano si ritiene il braccio armato di Dio sulla terra e per questo cerca sempre di accorrere in aiuto del pontefice se lo stato della Chiesa viene minacciato. Anche nel rapporto con Dio il sovrano si dimostra in anticipo rispetto al suo tempo. Infatti, anche da questo punto di vista, Carlo è combattuto: oscilla tra un fideismo cieco e un moto di rappresaglia nei confronti dell’Onnipotente. Davanti alle disgrazie che gli capitano, come la morte di un figlio o di una moglie, il sovrano a volte reagisce con preghiere affermando che le difficoltà fanno parte di un disegno divino a lui sconosciuto, e, perciò è necessario perseverare nella preghiera. Altre volte, invece, si chiede quale sia la causa del castigo divino inflittogli considerandolo una punizione divina priva di motivazione.

Di primaria importanza inoltre è il rapporto con il sapere: Carlo si dimostra interessato alla cultura ma di fatto non impara mai né a leggere né a scrivere poiché sempre impegnato nelle questioni governative. Ama circondarsi di consiglieri tra cui si possono annoverare Eginardo, che si occupa della stesura di una biografia della sua vita, e Alcuino di York, forse il più importante tra i dotti alla corte dell’imperatore, incaricato di fondare la famosa Schola Palatina il cui scopo era quello di conservare e divulgare il sapere.

Per concludere, si può considerare il prodotto letterario ben riuscito secondo l’intento dell’autore: realizzare una biografia romanzata del più famoso re dei Franchi che fosse fruibile a tutti e di piacevole lettura. Per quanto riguarda la costruzione della figura di Carlo, Forte rimane “in superficie”, proponendo un personaggio a volte piatto e per certi versi anacronistico, quasi contemporaneo, nel tentativo forse di renderlo più vicino ai lettori, soprattutto rispetto alla forma mentis e alle problematiche. In questo modo, però, la figura di Carlo si conferma immobile, incastonato nel cliché dell’eroe-sovrano combattente impetuoso e virile, unicamente attratto dagli spargimenti di sangue e dalle donne. L’autore coglie però nel segno, dal momento che il suo obiettivo era quello di proporre una lettura che fosse finalmente accessibile al grande pubblico e, al contempo, di realizzare un romanzo il più possibile fedele alla verità storica.


Giorgio Pietrobon

Redazione

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