Zona Franca, Alessandro Rosato
Maddali e Bruni, 2022

Di questi tempi molte persone vivono il dilemma del “resto o vado?”, quell’amara sensazione che mette di fronte a una scelta tra il paese di nascita e le promesse di un nuovo futuro all’estero. Il libro di Alessandro Rosato, “Zona franca”, edito da Maddali e Bruni, ci porta mano nella mano nella familiare lotta che molti ragazzi e ragazze di oggi affrontano, alle prese con la precarietà, il lavoro sottopagato, e tutti i problemi di un paese come l’Italia che sono ben noti.
Il protagonista del libro di Rosato pare aver scelto: andare a vivere a Barcellona. Bello, diremmo noi, si tratta di una città vivace, solare, piena di turisti, di cose grandiose da fare e scoprire. E per certi versi è così, ma chi, almeno una volta, è stato un expat e per di più da solo, sa benissimo che non è oro tutto ciò che luccica. Le difficoltà che si incontrano sono tante: scontrarsi con la lingua, con le abitudini e le tradizioni di un posto nuovo, ma quella che più di tutte sembra colpire è la solitudine.
Gabriele, il protagonista del romanzo, racconta, attraverso una narrazione colloquiale e intima, della sua vita da italiano a Barcellona, delle persone speciali che ha incontrato, di come le ha assorbite nella propria vita, ma soprattutto di come le ha perse. E quella sensazione di abbandono accompagna tutto il libro, proprio perché quando si prende una decisione tanto difficile come quella di “mollare tutto e partire”, chi lo fa è consapevole di andare incontro al fallimento e alla mancanza.
Quanti di noi, e mi ci butto anche io nel mucchio, hanno passato giornate in solitudine pensando a casa? Agli affetti lasciati indietro? E quante domande amletiche ci sono passate per la testa? In quei momenti, sembra tutto vano e si fa fatica a trovare un senso a quel sacrificio.
Tant’è che Gabriele decide di lasciare Barcellona, ché quando un posto si satura, perde della bellezza delle prime volte e del piacere della scoperta. Su un volo per Lisbona, quindi per un altro paese straniero, incontrerà due persone, Giacomo e Lara, le cui storie lo condurranno verso sentieri non previsti.
È facile empatizzare con un personaggio così, il suo pare essere un conflitto universale più che personale, perché le nuove generazioni spesso partono all’avventura e poi si ritrovano a fare i conti con la malinconia. Certo, non capita a tutti, molti sono felici nei panni della loro nuova vita, ma è indubbio che c’è stato anche un momento in cui tutti si siano sentiti soli.
E credo che sia questo il fulcro del libro di Alessandro Rosato: la forza di affrontare la solitudine, di guardarla in faccia e decidere che persona si vuole essere, quella che scappa o quella che affronta?
Lo stile è scorrevole, è un libro che si legge in una giornata. Quello che mi è piaciuto è stato proprio questo: la familiarità con cui l’autore parla del tema, sicuramente lui stesso ha vissuto ciò che descrive tanto bene, e quindi è facile empatizzare. Lo consiglio soprattutto a quelle persone che stanno per partire o che sono già volate altrove: potrebbe essere un buon conforto e una mano a sentirsi parte di qualcosa, di una comunità che condivide le stesse preoccupazioni, pur da parti del mondo molto lontane tra loro.
“Le domeniche all’estero trascorse da solo sanno far male, sono lancinanti per essere precisi, tutto chiude, tutto rallenta e sei solo con i tuoi pensieri. Questi ti pungono come aghi, ti tirano verso casa come fionde: se ti lasci ammaliare dai pensieri di casa, che sembrano sirene bellissime, arriva un punto in cui gli stessi ti si ribaltano contro, con un colpo fortissimo.” – Zona franca, Alessandro Rosato