Città tropicale: il mondo sotto un cielo bianco tupperware

Città tropicale, Luca Bernardi
Alessandro Polidoro Editore, 2023

La città di Luca Bernardi è una città ai limiti dell’apocalittico, caotica e ricca di sfumature, ma soprattutto degradata. Non è uno spazio confortevole per chi come Zoe, la protagonista, è alle prese con l’astinenza da Nivalan. Il suo psichiatra le ha prescritto la sospensione della terapia farmacologica che l’aiutava con l’ansia e la depressione. Il Nivalan diventa allora l’oggetto magico introno al quale si muove l’intera esistenza di Zoe, poco più che ventenne, la quale legge ovunque quelli che sono i catastrofici effetti collaterali della sospensione del farmaco. Ha le sembianze di una pandemia, la impressionante fama di cui gode il farmaco tra tutti; chi ne è dipendente, come d’altronde lo è Zoe, e chi subisce invece le conseguenze della disintossicazione.

“Una ragazza sottile nel ronzio della città” è Zoe che fa strani incontri, che è girovaga per una città che spesso si confonde alle sue allucinazioni. Tram, caserme, kebabbari, bar cinesi, centri massaggi, discount, aree cani, parchetti gremiti di adolescenti, scuole scrostate, pelati con il doberman…una città biodegradata all’interno della quale si muovono “mostri”. Sì, sono persone quelle che popolano questa città, ma la scrittura di Luca Bernardi crea personaggi inverosimili, più che nell’aspetto, attraverso la descrizione di personalità esuberanti e strambe che confondono e contribuiscono a rendere quasi impercettibile il confine tra reale e fantasia. Qual è il dentro e qual è il fuori? È la mente di Zoe a creare tutto questo? È il fuori lo specchio del suo dentro? Per un attimo siamo confusi, poi accettiamo la roboante creazione “bernardesca” e siamo smarriti anche noi, sotto un “cielo bianco tupperware” e, come Zoe, disorientati, soprattutto, anche tra giorno e notte. Una scena alla Ari Aster, siamo tutti Beau che ha paura perché lì fuori è tutto spaventosamente mostruoso e incontrollabile.

Dilagante è anche la nuova religione che permea la mente di molti dei personaggi con cui Zoe si interfaccia: l’Abysso. E “città tropicale” non è che la parte di un mantra religioso, che viene proprio dalla strofa di un brano di uno dei più famosi rapper contemporanei, il Cieco: l’incontro tra il rapper e Zoe avviene in maniera del tutto fortuita (e ancora una volta degradante) eppure, non sembra un caso.

Da un lato, quindi, Zoe, una ventenne tunisina alle prese con l’astinenza da Nivalan e, quindi, con i suoi traumi familiari, dall’altra il Cieco alle prese con la dipendenza da cocaina e la spiacevole reputazione seguita alla sua fama. Entrambi sono fortemente soggetti a visioni sconfortanti e fantastiche, entrambi accomunati dal Nivalan.

L’apoteosi, lo schiarimento della vicenda, si snoda proprio dopo l’incontro tra i due. Un’ associazione criminale che insegue il Cieco e dall’altra parte la setta abyssale a cui Zoe si trova legata per alcune sue conoscenze. Un cerchio chiuso che gira su sé stesso per far riapparire sempre gli stessi personaggi, tutti nello stesso luogo, verso un finale che sembra più la soluzione momentanea di un rebus che la fine di una storia.

Luca Bernardi riproduce nella sua scrittura il mondo che ha creato: un ritmo veloce e una prosa libera e fluida, quasi incontrollata. L’intreccio della vicenda si accartoccia su una scrittura annodata e talvolta difficile da seguire. Città tropicale, infatti, non è un libro per tutti. Non è per lettori ingenui che mirano al finale, ma è per lettori sentimentali che scorgono nello stile e nell’andamento della prosa il perché di un libro e fanno i conti con la sensazione sconcertante che deriva da entrambi, scrittura e vicenda.

Luca Bernardi inscatola un mondo (il nostro?) e lo agita, ancora e ancora.


Marica Gragnaniello

Marica Gragnaniello

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