Annette, Marco Malvestio
Wojtek Edizioni, 2021

La vita umana è priva di scopo, e quindi non c’è nessun problema a inventarsene uno; è su questa premessa che si dipana la narrazione in un romanzo – e utilizzerei qui il più preciso termine finzione – davvero speciale, che è allo stesso tempo un saggio sul porno degli ultimi vent’anni, la biografia di un’attrice reale e vivente e la storia di un ragazzo con molte cose in comune all’autore. Molte, ma non tutte.
Marco, il protagonista del romanzo, ha trent’anni, fa il contabile presso una casa editrice importante del nostro paese e nel tempo libero colleziona disinibite fidanzate e materiale pornografico da consumare con la dovuta attenzione in cameretta. Certo, in solitudine, scandita dal “boato della ventola di raffreddamento del pc”.
Ha una fissa (un vero e proprio amore) per Annette Schwarz, artista tedesca nata nel 1984 e fuori dalle scene dal 2014, diventata famosa nel circuito internazionale per via di performance davvero estreme.
Per sopravvivere all’odiato commuting quotidiano del pendolare tra Padova e Venezia e magari non diventare come tutti gli “esuberanti falliti della mia generazione”, Marco decide di scrivere di questa sua passione. Poco importa se di Annette non si sa quasi niente: la sua vita la si riesce comunque a immaginare.
Annette è anche un romanzo di formazione (postmoderno, non lineare e con le note a piè di pagina): ci descrive la piccante vita sessuale del protagonista in parallelo a quella estrema dell’attrice, costantemente osservata, adorata e spiata in tutti i suoi film, video e immagini disponibili al pubblico (implacabili le dettagliate ricostruzioni complete di alcune tra le migliori scene girate da Annette Schwarz, descritte con tutti i particolari in linea con la tradizione dei migliori “romanzi mondo”).
Quest’hobby porta, a poco a poco, problemi al protagonista, che diventa incapace di amare in modo normale le persone accanto a sé. Nell’interessante saggio Dopo il futuro di Franco Berardi (DeriveApprodi, 2013) c’è un capitolo intitolato “Futuro precario” dove l’autore discute l’impatto della depressione di una generazione sull’impossibilità di immaginare un futuro, perennemente stagnante. Nel capitolo discute ad esempio il caso degli hikikomori, i giovani reclusi volontari nelle proprie stanze già descritti in maniera più che brillante in un altro romanzo Wojtek: Timidi messaggi per ragazze cifrate di Ferruccio Mazzanti. Passa poi a descrivere il caso dell’iper-sessualizzazione e della de-sensibilizzazione. L’esempio che porta è appropriato per comprendere uno dei messaggi di Annette:Berardi scrive che i video porno più ricercati in Internet sono quelli dove il corpo della donna diventa un ricettacolo al centro di orge dove alcuni tra i partecipanti nemmeno lo toccano ma si limitano a scaricargli addosso il proprio piacere: proprio una delle specialità di Annette Schwarz. Marco fa esattamente questo: riesce a godere unicamente guardando scene all’interno delle quali anche alcuni dei partecipanti stessi godono guardando, in un rifiuto totale per la pelle dell’altro, in un’esaltazione suprema della solitudine che ci contraddistingue tutti in quest’epoca storica. Il sesso occupa l’attenzione della società sempre di più, fino a farle perdere, di fatto, la sensibilità necessaria.
Marco ne è conscio: pur escludendo di essere un incel dato il suo evidente successo con le ragazze – delle quali è sempre più annoiato – si chiede se nel suo futuro ci sarà solo lo squallore dei vecchi appassionati di porno.
Tra le qualità assolute di un romanzo così contemporaneo e profondo ci sono senza dubbio anche la voce del protagonista, ispirata in parte dall’indimenticabile Humbert Humbert della Lolita di Nabokov; il ritmo decisamente pop di una narrazione piena di personaggi che ruotano attorno alla Schwarz e all’industria, quasi tutti reali e davvero indimenticabili: uno su tutti, un Rocco Siffredi a metà tra un padre nobile e un vecchio della montagna; e in ultimo la capacità dell’autore di costruire un abilissimo gioco di finzioni narrative che lascia il lettore chiedersi di continuo cosa è vero e cosa è falso, dalla prima all’ultima pagina.
Gabriele Esposito nasce a Venezia nel 1983; eclettico naturale: dopo un dottorato in economia e un post-doc in scienze comportamentali ottiene un diploma da cineasta. Il suo romanzo sperimentale “Giocattolosa” è stato pubblicato, in venti puntate, dalla rivista letteraria “Malgrado le mosche”. Altri suoi racconti sono o saranno su “Malgrado le mosche”, “Suite italiana”, “Il mondo o niente”, “Altri Animali”, “Verde”, “Crack”, “Sulla quarta corda”, “Micorrize”, “In allarmata radura”, “Pastrengo”, “Narrandom”, “Salmace”, “Risme”, “Quaerere”, “Bomarscé” ed “efemera”.