Mauro Maraschi, Rogozov
TerraRossa Edizioni, 2021

Un romanzo che si innesta sulla confessione del suo protagonista è un romanzo che oscilla di continuo tra il vero e il falso, tra l’inattendibile narrazione di chi confessa e l’affidabilità di chi riporta le sue parole per iscritto. Molti hanno infatti definito Rogozov (TerraRossa Edizioni 2021), primo esperimento letterario di Mauro Maraschi, un romanzo in cui sfumato è il confine tra realtà e fantasia, tra realismo e follia. Eppure, questa affermazione risulta vera solo se la si considera in riferimento alla ricostruzione che dei “fatti” fa Ruggero Gargano, il protagonista, scomparso ormai da tre anni e che, dopo aver abbandonato la figlia, viene raggiunto da quella che è la voce narrante del romanzo, un’identità anonima che tale rimane fino alla fine del racconto.
Si avvia così il romanzo, con la fluida e scorrevole rivelazione delle proprie vicende personali che Gargano fa a uno sconosciuto. Ne viene fuori il ritratto di uomo cinico e poco conforme alle convenzioni occidentali, o meglio, Gargano odia l’Occidente, il suo modo di condurre l’esistenza e le sue maniere di ostinarsi a sopravvivere per sfuggire alla morte, nonché la malasanità e ogni contributo medico-scientifico che egli rifiuta categoricamente. Nel ritratto dell’impresa che Maraschi fa del medico russo Rogozov – non è un caso che sia questo il titolo del romanzo – medico che durante una spedizione sovietica si autodiagnosticò e operò da solo all’appendice, si ricompone la visione della vita di Gargano che coincide con la premessa con cui lo scrittore apre il suo romanzo: «Sono sempre di più le persone che adottano stili di vita alternativi, non di rado travestendo da scelta ideologica la propria fuga dal consorzio umano, abbracciando filosofie inconciliabili con l’occidente civilizzato e, soprattutto, affidandosi a pseudoscienze che si rivelano spesso fonte di illusioni e sofferenze». Il lettore scopre solo dopo che questa premessa non è che un accenno della personalità del protagonista di Rogozov: Gargano rifiuta ogni parere medico e crede fermamente nell’autoguarigione attraverso una alimentazione microbiotica, metodi orientali e rimedi naturali. È sicuramente questa una visione contorta, se non ignorante, che porterà Gargano a (tentare di) curare il meteorismo di sua figlia Ania con aria pulita e alimentazione “sana” provocandole una precarietà fisica e mentale tale da portarla a infinite sofferenze. Quando Ania, all’età di dodici anni, comunica al padre che la medicina orientale non le basta più, visitata presso il policlinico, il parere di un gastroenterologo invischia entrambi in una trafila burocratica che condurrà Gargano alla ricerca disperata di quindicimila euro, una somma necessaria ad acquistare un appezzamento di terreno in piena campagna, un altro dei rimedi naturali che, secondo lui, aiuteranno la figlia a stare meglio. Riappaiono, per volontà dello stesso Ruggero, una serie di personaggi singolari alla mercè dei quali è costretto a rimettersi per recuperare il denaro.
La storia pende dalla ricostruzione dei fatti e dall’ottica auto-assolutoria del suo protagonista: Gargano fa di tutto per far trasparire la sua innocenza, tanto che ci chiediamo, e anzi subito dubitiamo, della veridicità delle sue parole. Nei suoi voli pindarici, talvolta il lettore cadrà nella tentazione di condividere il suo punto di vista, talaltre di sentirsi vicino al suo malessere, per infine comprenderlo senza biasimarlo. Gargano è un alcolista che cerca di smettere di bere, è un genitore consapevole della sua parte di responsabilità nell’infelicità della figlia, conscio della sua prostituzione morale in cambio di soldi, che “non torce un capello a nessuno” e che seppure abbia compiuto qualche malefatta, ne è pentito: è insomma un corpo e una mente straziati dalla propria lucidità. Peccato che tutto questo è profondamente contraddittorio rispetto alla sua condotta, le sue rimarranno tutte e solo “buone intenzioni”. Egli è l’ostaggio delle sue convinzioni complottistiche e trascina così nel suo vortice illusorio e disgregante anche sua figlia: è qui tutta la sua colpa.
Nonostante, però, la sua inattendibilità, nonostante la confusione tra vero e falso, tra possibile e improbabile, tra realtà e fantasia, il realismo sta in quella che Gargano mette su come “scena di padre”: alcune frustrazioni, alcuni suoi risentimenti, alcune sue paure che lo mettono a nudo e lo fanno insieme contraddire come la paura della morte di un figlio o ancora la continua ricerca di denaro per sua figlia, fanno di Rogozov un romanzo tristemente realistico e attuale. Mauro Maraschi sembra mostrare così una visione della vita profonda e dolorosa, il suo è un romanzo su un uomo, sull’essere umano e, soprattutto, sull’essere uomo (e genitore). Il suo è un romanzo del ventunesimo secolo costruito sullo stampo dei romanzi russi dell’Ottocento, dove la psicologia del personaggio non è affrontata se non attraverso il presagio che accennano le parole dello stesso. Il lettore è, quindi, parte integrante nella ricostruzione della personalità di Gargano, per una lettura che, pur dovendo essere attenta, non stanca, ma anzi stimola. Come se non bastasse, la prosa di Maraschi è una prosa densa, ma mai difficile. Scorrevole e insieme piena, lo scrittore sfila un tessuto di storia (e di storie) variegato e complesso, non nella sua fruizione che è accessibile, ma nei suoi contenuti. Rogozov è anche un romanzo ricco di spunti, un romanzo sullo scibile che scardina al contempo i molti, troppi, stereotipi della società antica ancora presenti in quella moderna. Il risultato è un romanzo senza punti di stallo e privo di ripetitività, ma al contrario sempre scattante. I rimbalzi tematici non squilibrano, infatti, l’andamento della trama, rendendola compatta e insieme rivelatrice. Una trama che, tuttavia, lascia il lettore sospeso al filo delle rivelazioni fini a sé stesse, che anticipano, implicitamente, una rivelazione più grande, scoperta della quale lascia chi legge bramoso di continuare la lettura per facilmente raggiungerla. Rogozov di Mauro Maraschi è, in ultima istanza, un romanzo che suscita la voglia e il desiderio di raccontarlo.
Marica Gragnaniello