Elena McGill, tra letteratura e rinizio

Christopher Morley, Il Parnaso ambulante
Sellerio, 2022
Trad. R. Pelà, E. Piceni

Christopher Morley mette in scena uno spaccato di vita che vede come protagonista indiscusso Elena McGall. Con uno stile snello e privo di fronzoli retorici l’autore inserisce i suoi personaggi in un New England sicuramente moderno per mentalità e costumi ma volutamente senza tempo in quanto rivolto agli uomini di tutte le epoche, una terra in cui si recarono gli esiliati politici e le minoranze religiose per ricominciare e costruirsi una nuova dimensione nel quale vivere.

               Anche Elena decide di rinascere cambiando vita alle soglie dei quarant’anni, quando ormai pareva che non ci fossero più prospettive di cambiamento e il suo posto nel mondo fosse già definito e consolidato. Elena è totalmente asservita all’economia nel senso etimologico del termine, alla legge della casa. A suo modo è inserita nell’eterno circolo di produzione e consumo che caratterizza la società puritana, pervasa da uno spiccato ottimismo nelle capacità dell’uomo e da un dinamismo economico proprio di quella borghesia medio-imprenditoriale che considerava il successo negli affari terreni una caparra per l’eternità, una garanzia di salvezza. Ciò che conta è il kérdos, il guadagno, poiché solo per mezzo di quest’ultimo l’uomo potrà ritenersi salvato. Il lessico e le espressioni utilizzate per descrivere il suo agire sono di natura marcatamente economica: ella deve sfornare filoncini di pane con la stessa efficienza di una catena di montaggio; la sua è un’azienda domestica che necessita di precisione e rigore organizzativo per essere gestita.

È indispensabile un incontro inaspettato per rompere la ferrea logica pragmatica che pervade l’esistenza della protagonista: grazie al professor Roger Mifflin Elena entra in contatto con una nuova dimensione, quella libresca, che la catapulta repentinamente in un’altra realtà dalle strane fattezze, in uno piccolo spazio che intercorre tra fittizio e verosimile, in uno mondo fatto di passione, sonetti e antologie. Elena approda in questa dimensione e si accorge che si possono dare nuovi nomi alle cose già esistenti che, in questo modo, assumono una coloritura sgargiante e variopinta, una valenza diversa, quasi mitica: l’imperatore Barbarossa guida un carro trainato da un cavallo magico di nome Pegaso.

Questa figura dà modo a Morley di inserire una riflessione metaletteraria che costituisce uno pilastro fondante dell’opera: Barbarossa introduce Elena a un orizzonte letterario che esclude “i mandarini dell’erudizione”, privo di argute dispute filologiche. Qui l’uomo di lettere scende tra il popolo per metterlo a contatto con una realtà nuova che trascende il quotidiano, un mondo evasivo che attrae persone di tutte le età. Ciò su cui l’autore non insiste o forse dà per scontato è il ruolo edificante che la letteratura può avere per l’uomo; la cosa che emerge in modo lampante è il fine dilettevole della materia letteraria. Dunque in primo luogo sembra che si passi dalla dimensione del kérdos a quella della phantasía, della forza immaginativa.

Tuttavia, se si osserva più attentamente, si può notare come il passaggio ad un altro universo avviene solamente tramite il denaro: il pagamento di una somma consente ad Elena di cambiare vita, quasi che l’essere inseriti in un tessuto sociale regolato dalle leggi economiche sia garanzia di cambiamento. Elena, quindi, ha avuto bisogno di un lavoro per cambiare e, nonostante la sua vita precedente non l’abbia soddisfatta affatto, le ha consentito di comprare il carro che la renderà una libraia ambulante. Anche il professore ha avuto bisogno di lavorare per aprire un nuovo capitolo della propria esistenza. Ogni dinamica, dunque, rimane inserita in una dimensione economica. Il passaggio tra i vari modi vivendi avviene ancora tramite un oggetto da vendere e comprare, il libro. La novità risiede nel fatto che la merce viene venduta all’acquirente senza un fine di lucro, per quello che vale, per l’esigenza di dare all’altro un oggetto che possa gratificarlo. Si rimane ancora in una dinamica di scambio ma in modo più puro, alto e genuino.

Tramite il denaro, l’impegno e la voglia si può cambiare vita senza curarsi delle aspettative e delle esigenze familiari. Tutti questa intraprendenza risulta molto “americana” ma viene inserita in un contesto dal sapore quasi fiabesco: Elena si accorge che il fratello ha fatto le proprie scelte e ha deciso quale strada percorrere, asservendola e affidandole le faccende domestiche. Comprende che è giunta per lei l’ora di dover decidere in merito alla propria esistenza. Non è mai detta l’ultima parola: c’è sempre la possibilità di cambiare anche per una donna, un altro elemento decisamente moderno; Elena e il professore vi sono riusciti, è questo che li accomuna. Uno rende possibile il cambiamento nell’altro senza che il rapporto divenga strumentale bensì dapprima amicale e successivamente amoroso. 


Giorgio Pietrobon

Redazione

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