Dalla rabbia alla rassegnazione, passando per l’amplesso: la seconda uscita di “Tetra”

La seconda uscita di Tetra, casa editrice che ha fatto del numero quattro la propria cifra identitaria e il proprio nome, raccoglie i testi di – appunto – quattro autori: Romana Petri, Eduardo Savarese, Daniele Petruccioli e Maddalena Fingerle.

Un plauso particolare, oltre all’avanguardistica idea di una definizione così precisa del proprio progetto editoriale, va fatto alle illustrazioni scelte per le copertine. Anche qui, la preferenza ricade sulla tecnica del collage, per rendere in maniera ancor più esplicita la vocazione di Tetra: «Unire le differenti voci del panorama letterario italiano e internazionale, per raccontare la complessità e il fascino del mondo contemporaneo»[1].

UNO PER DUE – ROMANA PETRI

Louis è un uomo brutto, di una bruttezza da record, dice Annie, che si innamora però di quel corpo sgraziato e lascia marito e figli per seguirlo nei suoi giri intorno al mondo. Nonostante la differenza d’età, Annie è felice, seppure lei stessa faccia fatica a comprendere cosa la attragga in quell’uomo. Forse una cosa c’è: lui è gentile, tanto, e la vita con lui è piena di gioia, sogni e progetti da realizzare. Eppure non è la sola, Annie, a cadere vittima del fascino ossimorico di quell’uomo così goffo a vedersi. In altre geografie del mondo, un’altra donna allieta il tempo di Louis lontano dalla moglie. E se queste due donne si incontrassero? E se anzi fosse proprio una delle due, succube forse di una qualche strana perversione, a cercare l’altra?

LA CAMERA DI ONDINO – EDUARDO SAVARESE

Ondino, benché brami la solitudine – «perché ritirarsi è tutto, l’unica cosa che conti» – sa altresì di dover dare ancora qualcosa al mondo, di non doversi, potersi, anzi, chiudere in quella sua stanza che sorge sulla cima di una catasta di macerie e finirla così. Allora, ogni mezzanotte alla sua porta si presentano donne che scalano quella particolare montagna e chiedono a Ondino il suo seme, per poter realizzare il loro desiderio di maternità. Ondino però non vive un appagamento fisico con queste donne, lui infatti, omosessuale, procura godimento a coloro che lo visitano senza però trarne altrettanto nell’atto. Eppure, Ondino continua a seminare, perché «il seminatore deve uscire a seminare, su questo non c’è dubbio. Ma la semina può essere invisibile. E l’invisibile accade nei ripiegamenti, non nei dispiegamenti». E allora forse è per questo che tale semina accade a mezzanotte, in una stanza lontana dal mondo, ai confini della vita ordinaria.

SOTTO LA CITTÀ – DANIELE PETRUCCIOLI

Sotto la città vive il protagonista ideato da Petruccioli: sta lì, a portarsi addosso tutto il peso di un mondo e di una vita che ha imboccato, suo malgrado, tutte le strade che avrebbe dovuto invece evitare. La vergogna e l’inadeguatezza lo schiacciano, il senso di colpa lo annienta, sì, quello di non poter dare alla sua famiglia la parte migliore di sé e del reale. E invece no: è una dimensione, la sua, fatta di scadenze e pagamenti arretrati, di “no” ai figli, ignari e innocenti.

È una scrittura, quella di Petruccioli, che fa vivere la stessa angoscia di questo padre di famiglia disperato e pronto a tutto per liberarsi dalla sensazione di aver sbagliato tutto nella vita. Pronto a tutto.

UNA PROPOSTA STRONZA – MADDALENA FINGERLE

Il processo di scrittura, si sente dire a volte, è un po’ come un parto. Sì, certo, ma chiedere a un’autrice di scrivere della propria esperienza di maternità in virtù dell’audience…questa è una proposta stronza.

Così può sintetizzarsi l’incategorizzabile scritto di Maddalena Fingerle per la seconda uscita di Tetra. Gravidanza e scrittura? Oltre al paragone (ormai piuttosto consumato) con il parto, cos’altro se ne può dire? L’autrice ha da dire eccome. E con che freschezza lo fa.

Con informalità e lucidità disarmanti passa in rassegna la vicinanza tra le figure dell’editor e dell’ostetrica, i pregiudizi su maschile e femminile in gravidanza e nel mondo dell’industria libraria, o, ancora, la gradualità che dovrebbe caratterizzare sia il parto che il processo di scrittura.

Ciò che però è indispensabile per Fingerle, è che questo testo possa essere scritto a prescindere dall’effettiva maternità vissuta in prima persona: «La cosa fondamentale è che questo testo funzioni al di là della mia vita. Cioè: deve essere un testo che potrei scrivere anche se non fossi incinta. Ecco, questo è il punto. Io non devo essere incinta, la protagonista deve esserlo».


[1] Dal “manifesto” di Tetra, così come presentato sul sito della casa editrice: https://www.tetraedizioni.com/


Marina Messeri

Marina Messeri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto