La maratona di Mentana

Questo racconto è un estratto da “Il giorno in cui finimmo Pornhub” (Rogas, 2022), di Alec Bogdanovic.

Oramai per noi la maratona di Mentana è una tradizione. Abbiamo cominciato che eravamo ragazzini, e pure adesso chedi anni ne abbiamo 30 siamo sempre qua. Non importa che siano politiche, regionali o europee, ogni volta ci
piazziamo sul divano di Rossana, che ha la casa più grande, e ci mettiamo a fare il gioco alcolico che hanno inventato
sul gruppo Facebook.

Quando Mentana dice una cosa del tipo “sono solo dei parziali, ma se confermati l’esito avrebbe del clamoroso”
beviamo uno shottino.

“Ci sarà da andare avanti a oltranza/fino a domattina” e allora beviamo un doppio shot.

È una bella serata, perché si beve e si scherza, ma con la testa sempre accesa. Commentiamo pure su Twitter,soprattutto Anas, la quota libanese del nostro gruppo, che è un mago della battuta e caccia sempre i Tweet più sagaci e irriverenti. Una volta l’hanno pure letto a Propaganda Live, il cellulare a momenti gli esplodeva. I suoi Tweet fanno crepare, perché poi lui li scrive sempre in un italiano infarcito con qualche contaminazione di dialetto abruzzese, e pure Diego Bianchi quando l’ha letto in diretta non ce l’ha fatta ed è scoppiato in una risata, a quello di Anas hanno riso tantissimo pure Damilano e Celata.

E anche adesso ci stiamo divertendo tantissimo, soprattutto perché pare stia vincendo qualcuno che non ha vinto la volta scorsa, quindi Mentana fatica a trattenere l’eccitazione quando esclama:“sono solo dei parziali, ma per ora i dati sono clamorosi”

E noi giù a bere e a ridere. E allora subito Anas, che è il re di Twitter, ne butta giù una delle sue in abruzzese che
adesso non ricordo di preciso, era su Mentana che stava sempre in diretta e quindi si chiedeva quand’è che andasse a
fare pipì. Però Anas aveva scritto tipo “a piscià” anziché “fare pipì”, e tutto il web era andato giù di cuoricini e
Retweet.

E poi finalmente arriva il nostro momento preferito: l’intervento di Damilano, che spiega bene tutti i meccanismi
che ci stanno dietro, che magari a noi da casa possono sfuggire. Per capire la politica sono importanti i
retroscena, capita che magari c’è il segretario di un partito che dice una cosa in pubblico ma poi in privato fa
tutt’altro, e a Damilano non gli sfugge mai niente. A Rossana Damilano piace, Anas dice che secondo lui è gay, io
gli dico che lo dice solo perché è geloso, lui dice che la camicia così la portano soltanto i gay e, colpo di genio, ci
fa un Tweet che fa sbellicare. Era sempre una cosa sulle camicie di Damilano, però con delle inflessioni dialettali.
Roba che veramente ti fa cartare, solo che adesso non mi torna in mente.

La serata procede alla grande, siamo pure un po’ brilli, e proprio quando pensiamo che non potrebbe mai andare megliodi così veniamo subito smentiti dall’incursione di Diego Bianchi. Diego Bianchi, detto Zoro, è il mio presentatore preferito in assoluto, che poi secondo me lui è a metà fra unpresentatore, un giornalista e un artista. Spesso fa dei
reportage, solo lui, con la telecamerina in mano, dove intervista la gente in difficoltà, soprattutto i neri o
anche i cinesi che hanno subito il razzismo durante la pandemia.


E la cosa incredibile di Zoro è che, nonostante le differenze culturali che ci sono, lui parla sempre con loro
in romano, come se fossero amici o compagni di scuola. Tipo che gli fa pure la battutina, poi blocca il video e ne fa
un’altra in studio. La cosa eccezionale secondo me è che tratta quelle persone come se fossero come lui, o come me,
non come dei neri o degli immigrati, ma delle persone normali. E con quei servizi ti fa sia riflettere che
commuovere, e anche ridere, eh sì, si ride un sacco durante Propaganda Live con quei tweet al vetriolo. Poi c’è pure uno che rifà le voci dei politici facendo finta che dicono delle cavolate in dialetto abruzzese, e pure Damilano e Celata in studio ridono tantissimo, quindi è una cosa che non solo fa riflettere, ma che è anche un sacco divertente. Passo sempre dei bellissimi venerdì sera, Propaganda forse è il mio programma preferito in assoluto, dopo la maratona ovviamente.

“Ma torniamo a collegarci con Celata” e appena Mentana pronuncia la parola “Celata” si beve.

Come al solito Mentana ama punzecchiare Celata, ma pure agli altri giornalisti che lavorano sotto di lui gli fa sempre un sacco di battutine. Non è mobbing o roba pesante, è uno scherzo fra di loro, una gag che gli riesce sempre
benissimo. E poi, anche se a loro non piacessero le battute, dovrebbero fare lo stesso finta di niente perché comunque la loro carriera è anche merito di Mentana che ce la mette tutta per tirare avanti il programma.
A ogni frecciatina di Mentana a Celata beviamo uno shot e quando siamo completamente ubriachi arrivano dati ancora più definitivi. Un partito, non ricordo quale, forse quello della sinistra, o forse uno della destra, è affondato
completamente, e Mentana non sta più nella pelle.

“l’esito è clamoroso, se i dati venissero confermati questa rischia di passare per una serata storica, ma colleghiamoci
con Alessandra Sardoni!”

“NE HA DETTI 3 INSIEME, TRIPLE SHOT!”

Ci attacchiamo alla bottiglia, chi finisce per ultimo fa penitenza. Roberta finisce per prima e molla un rutto spaventoso. Ridiamo tutti a crepapelle, pure Serena, e sono un sacco contento che stia passando una bella serata perché
neanche una settimana fa ha avuto un aborto, e non sai mai se queste cose ti lasciano strascichi psicologici.

Io sono quello che ha finito la bottiglia per ultimo e allora come penitenza devo mettermi in mutande a cantare
l’inno di Forza Italia. Canto a squarciagola e tutti se la ridono, poi però arriva
la mamma di Rossana che ci dice di fare meno chiasso perché domani deve alzarsi alle 6 che ha il turno di mattina in
fabbrica.

Ci ricomponiamo e ci scusiamo. È stata una bella serata, ma è ora di andare perché pure mio padre domani lavora e non vorrei farlo stare tutta notte in pensiero. Specie da quando
gli hanno trovato quel nodulo l’altro giorno è sempre intrattabile, quindi meglio fare presto che sennò chi lo
sente.


Alec Bogdanovic (Sofia, 1 gennaio 1992) è uno scrittore italiano. Già autore televisivo e radiofonico, ha pubblicato i romanzi Tutto Sommato fu un Ottimo Olocausto (Rogas, 2021) e Gli Ansiosi si Addormentano Contando le Apocalissi Zombie (Rogas, 2020).

Redazione

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