Io sono Azrael.
Lo sono sempre stato e forse lo sarò per sempre.
Ho lasciato temporaneamente il mio posto di lavoro per un periodo di ferie e adesso me ne sto qui a godermi le cascate di piombo, con in mano un Moscow Mule.
Ho bisogno di silenzio, pace e solitudine, per questo ho scelto questo pianeta dove non ho nessuno a infastidirmi o a chiedermi cose.
Arriva, nella vita di un Arcangelo, un certo punto in cui ci si chiede se tutto quello che si è fatto ha avuto un senso; se si è stati davvero artefici del proprio destino, o solo uno strumento.
Dalla prima vita che ho preso, quella di Abele, ragazzo mite e timorato di Dio, fino a circa poco tempo fa, ho sempre svolto il mio lavoro con rigore e professionalità.
Non ho mai mancato a un appuntamento, né ho mai tardato o rinviato.
Almeno fino a quando, mentre mi trovavo nell’Empireo, di punto in bianco ho avuto la necessità di fermarmi.
Sarei dovuto andare al largo delle coste libiche, per assistere al naufragio di un gruppo di umani in fuga dalla guerra: normale amministrazione, insomma.
Quando a un certo punto mi sono chiesto: perché?
Certo, la risposta più immediata è stata: perché tutto muore, tutto finisce.
Ma in realtà c’era altro.
Preso dal panico, sentimento sconosciuto per un Arcangelo, mi sono ritirato nella forma primeva: ho chiuso l’Occhio e sigillate le miriadi di ali in un bozzolo di silenzio.
Non è passato molto tempo che Metatron è venuto da me:
«Che fai?» ha chiesto con la sua voce potente.
«Penso», gli ho risposto.
«Puoi farlo anche mentre mieti anime», ha aggiunto.
«Ho bisogno di parlare con Lui»
«Puoi farlo con me, è la stessa cosa»
«No Met. Voglio Lui in Onniscenza e Onnipotenza, me lo deve!»
«Sei arrabbiato.»
«No, sono stanco»
Ricordo quando tempo addietro fu Michele ad avere una crisi. Tutto l’Empireo parve congelarsi, nessuno poteva dire o fare nulla, era come se fossimo in guerra perché Michele si era innamorato di un essere mortale.
È vero, siamo stati creati senza sesso e sentimenti, ma stando a contatto con gli umani, è come se subissimo a volte la loro influenza.
È strano: noi Immortali e Celesti, macchiati da qualcosa di Materiale e Terreno.
Eppure accade anche questo.
Michele si era innamorato di un ballerino spagnolo che portava il suo stesso nome.
Non credo ci fosse dietro lo zampino di Lucifero. Per quanto lui si diverta in questo genere di cose, non ha mai avuto la capacità di amare e far innamorare, per quanto sia legato più di noi e di gran lunga più coinvolto nelle vicende dei mortali.
No, quella volta Michele si era letteralmente innamorato e l’Altissimo lo chiamò a Sé per farlo ragionare. Nessuno, tra le Schiere, i Cori e i Troni, seppe mai cosa si dissero, ma bastò a placare i sentimenti dell’Arcangelo.
Ecco, io volevo questo: un faccia a faccia con il mio Creatore.
Met ha lanciato il suo solito sguardo di arrogante compassione ed è svanito scenicamente nella sua colonna di fuoco mentre io sono tornato nuovamente solo.
Non ero arrabbiato con nessuno, ero solo stanco: cercate di capire, sono secoli che non faccio altro che recidere vite, è un compito che a lungo andare ti porta sull’orlo di una crisi di nervi.
Inizialmente ero piuttosto distaccato, quasi tutti coloro che prendo non sono contenti di vedermi, molti hanno fatto di me una figura cupa con tanto di falce e volto scheletrico, ma io non sono così.
C’è chi mi chiede tempo. Chi mi lusinga. Chi mi corrompe e chi minaccia.
Nessuno ovviamente ottiene quello che chiede e io imperterrito continuo nel mio lavoro.
Almeno fino a quella mattina.
Ammetto che già da tempo stava nascendo in me uno strano sentimento.
Quando ciò accade solitamente si reprime, per evitare una grande stagione di battaglie come ai tempi dei Giganti.
Non so come sia andata esattamente, ma ho cominciato a provare pietà e compassione.
Gli uomini la chiamano empatia, e fa male.
A noi non è concessa, non dovrebbe, ma come avevo già detto, a stare con i mortali c’è il rischio di ammalarsi dei loro sentimenti.
Risi quando Michele perse la testa per il ballerino, come poteva succedere che il Generale delle Schiere si lasciasse coinvolgere così facilmente in una faccenda così umana?
Alla fine è successo anche a me.
Sapevo di aver fatto solo una cosa naturale, nella sua crudeltà, eppure adesso tutte le vite che avevo preso nei secoli ritornavano addosso.
Donne, uomini e bambini. Non c’era stata pietà per nessuno, avevo portato morte ad ognuno. Lentamente avevo assorbito la loro paura e il loro dolore e tutti quei sentimenti si erano gonfiati fino ad esplodermi dentro.
Non ho mai provato nulla di simile, era come se sentissi tutto quello che sentivano loro nel momento finale.
È stato troppo.
Ho deciso di staccare per questo.
Il bello dell’Altissimo è che Lui sa già tutto, non c’è bisogno di spiegare nulla perché conosce perfettamente ogni fibra della tua essenza.
Così, quando Met è tornato da me, si è limitato a dire: «Ti vuole vedere».
L’ho seguito.
Non credo che nessuno di voi abbia mai visitato l’Empireo e abbia avuto modo di raccontarlo. Alcuni hanno avuto fugaci visioni della luminosa beatitudine che si prova quando si accede all’ultimo Cielo.
Pittori, musicisti e poeti, per un breve momento, hanno avuto la fortuna di assaggiare quella Luce. Io l’avevo già sperimentata più volte, ma ogni volta era come se fosse la prima.
Met ha aspettato fuori dalla teoria di nimbi, aveva uno sguardo vagamente infastidito, perché non sarebbe stato presente a sentire la conversazione.
«Niente di personale, fratello»
Met ha indicato la strada davanti a me e suppongo avesse voglia di mandarmi all’Inferno, ma non lo ha fatto.
E alla fine ero davvero faccia a faccia con Lui.
Scelsi la mia forma originale, non tanto perché era la mia vera natura, quanto per una sorta di rispetto.
La Voce di Dio non è un suono, né un rumore, è più una vibrazione che arriva da tutte le direzioni e tocca la parte più intima di te.
È l’Universo intero che si riversa: l’Infinito che entra dentro il finito, facendolo risuonare come una armonia.
Quando sei davanti a Lui è inutile tergiversare, nascondersi o balbettare, ed è per questo che ho deciso di parlare senza remore.
No, non ho avuto paura di essere frainteso o magari considerato come un Secondo Ribelle: non voglio spodestare nessuno, né cerco gloria o comando.
Anzi, vorrei solo solitudine e silenzio. È quello che mi serve per riprendere le fila del mio essere.
Lui mi ha ascoltato fino alla fine, nonostante conoscesse perfettamente il mio pensiero; mentre parlavo, mi rendevo conto che tutto quello che dicevo aveva un senso.
Non erano i capricci di un bambino, anche se bambino non lo ero mai stato.
C’era qualcosa di più profondo che mi turbava e mi rendeva inquieto.
Non so quanto sia durato il mio discorso, non ho mai abbassato lo sguardo e parlavo con calma e convinzione, ma soprattutto sincerità.
Quando ho finito, ho avvertito un calore intenso, seguito da un senso di leggerezza. Un istante dopo ero fuori dall’Empireo, davanti a Met: «Sarai soddisfatto, adesso. Hai ottenuto quello che volevi»
«Non so cosa voglio, Met. Per adesso ho bisogno di cambiare aria».
«Hai tutto il Tempo e l’Universo dove rifugiarti. Sappi che Noi sapremo sempre dove e quando trovarti!»
Ho sospirato: «Non sto fuggendo, per l’ennesima volta. Vorrei che lo capissi, come lo ha capito Lui.»
Credo che sotto sotto Met abbia voglia di fare lo stesso: Essere la Voce di Dio non è certo impegnativo come fare l’Angelo della Morte. Specialmente in questi tempi in cui l’essere umano ha dimenticato la propria dimensione spirituale o l’ha soffocata.
Forse gli servirebbe un lavoro che lo tenga impegnato, che gli impedisca di pensare alla sua nullafacenza.
Ma deve arrivarci da solo, come tutti.
Stare su questo pianeta in silenzio e solitudine mi fa bene, perché ho modo di rimettere in ordine i miei pensieri.
Anche se qualche tempo fa, mentre passeggiavo tra i picchi di questo mondo, ho incontrato Lucifero.
Era seduto su una roccia scura ad ascoltare l’aria.
È sempre il più bello; nonostante gli eoni trascorsi e la lontananza dalla Luce lo abbiano reso più pallido, conserva ancora quell’avvenenza che lo circonda come un’aura.
«Che ci fai qui?»
L’Astro del Mattino ha aperto gli occhi, ed è allora che ho capito che non c’era speranza di Redenzione in lui, che sarebbe rimasto sempre lo stesso.
«Sono venuto a vedere come te la passi, fratello! Papà ti ha dato il permesso di uscire di casa.»
«Piantala! Sei sempre pieno di rancore. Sto bene comunque. Adesso dimmi davvero perché sei venuto.»
«Hai fatto un atto di grande coraggio, come non si vedeva da tempo.»
«Ho solo parlato sinceramente, senza rabbia. Cosa che tu invece non hai fatto: potresti ancora farlo, sai?»
«Risparmia i consigli per chi te li chiede. Io non mi pento di ciò che sono! Tu piuttosto: adesso che sei libero, come ti senti?»
«Non sono libero, ho chiesto solo un po’ di tempo da passare in solitudine. Tornerò nell’Empireo.»
«Quando?»
«Quando sarò pronto.»
«Sai chi è stato messo al tuo posto?»
«Non mi interessa. Se sei venuto per dirmi questo, ti ringrazio: ho altro da fare!»
«Tipo stare seduto a bere senza fare altro? Sai che stai commettendo uno dei sette peccati capitali? Se continui così potrai far parte della nostra squadra!»
Ho sorriso.
«Devo chiederti una cosa.»
«Dimmi fratello»
«Come fai?»
«A fare cosa?»
«A essere sempre così distaccato dalle vicende umane.»
«Ma io in realtà li amo. Senza di loro mi sarei annoiato da tempo»
Mi ha osservato a lungo: «Quindi è per questo che ti sei allontanato: i mortali!»
«Non hai risposto alla mia domanda»
«Cosa vuoi che ti dica? Da quando Papà li ha messi al mondo, mi ha fatto il regalo più grande e più bello. Gli umani sono folli e pieni di risorse.
«Ma soprattutto il più delle volte fanno tutto da soli! Credete che io sia sempre lì a sussurrare o suggerire alle loro orecchie piani e azioni, ma non è così. Ti assicuro che il più delle volte è merito loro e io non faccio altro che stare a guardare. Mi diverto nel vederli sguazzare, sono pieni di sentimenti e questo li rende interessanti. Ti sei innamorato anche tu come Michele?».
«Non sono innamorato. Ho pietà di loro e non ce la faccio più a prendere le loro vite senza provare dolore.»
«Allora è peggio di quanto pensassi. Hai conosciuto l’empatia, gran brutta storia fratello mio. Però c’è un rimedio: conobbi un’umana, una volta. Italiana, nel 1578, e lei aveva questo tuo stesso problema. Alla fine risolse chiudendo i sentimenti e impedendo a sé stessa di provare qualunque emozione.
«Noi siamo più fortunati, perché possiamo annullarli a nostro piacimento, essendo stati creati senza.»
«Parli tu che sei l’Araldo del Rancore e dell’Orgoglio?»
«È vero, sono stato il Primo. Ma è stata una necessità: cosa sarebbe stato il mondo senza di me? Io sono stato creato per questo motivo!»
«Arrogante come sempre!»
Ha sorriso compiaciuto.
«Che tu voglia o no, Azrael, sei libero. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi e se vorrai potrai anche venire a trovarci: molti di quelli che si trovano laggiù li hai mandati tu stesso. Sarebbe bello mostrarti a cosa gli hai condannati!»
«Io non ho condannato nessuno, esister il libero arbitrio!»
«Esistono delle Leggi!»
«Fatte dagli uomini!»
«Parole forti, fratello! Papà lo sa che parli in questa maniera?»
«Stai diventando noioso e non ho voglia di essere trascinato in uno dei tuoi giochi. Tu sai quanto me quale è la Verità; conosci la Misericordia e il Perdono, anche se non li accetti. Adesso, se non hai altro da dirmi, ti chiedo di lasciarmi da solo».
«Va bene, non voglio distrarti dal tuo oziare. Ricorda che l’invito è sempre valido, la strada la conosci!»
Detto ciò, Lucifero ha sorriso iniziando la discesa che dai picchi, lo portava a valle.
Non è cambiato affatto, né cambierà mai, a volte sembra quasi si diverta a ricoprire questo ruolo.
Così sono rimasto nuovamente da solo; è così bello non avere nessuno con cui dover parlare; nessuno da ascoltare o assecondare: solo i tuoi pensieri.
Sarebbe bello poter restare qui per sempre, ma so che non è possibile; Lucifero aveva ragione, sto oziando.
Dovrei forse impiegare meglio il mio tempo, magari cercando una soluzione al mio problema.
Ma quale sarebbe la soluzione?
Smettere di mietere anime?
Qualcuno ha già preso il mio posto, è un meccanismo che non si può arrestare, né io voglio che ciò accada: la morte è preziosa; è necessaria.
Una soluzione sarebbe smettere di provare il dolore altrui: ma una volta che inizi a sentire è difficile interrompere il flusso, alla stessa maniera è difficile smettere di pensare.
Beati i tempi in cui ero solo l’Angelo della Morte, freddo e spietato, e non avevo alcun sentimento che mi distraesse dal compito.
Ora sono diverso.
Adesso sono cambiato e ciò che prima non mi toccava, adesso mi distrugge.
Debole?
No.
Fragile?
Non credo.
Sento di essere diventato più completo; più vero.
Ho finito il Moscow Mule, e giro il bicchiere tra le dita, potrei farne un altro. Anche il gusto e il tatto sono molto più sviluppati, adesso.
«Devo parlarti!»
Metatron è comparso silenziosamente alle mie spalle e io ho sguainato d’istinto la spada, facendola comparire nella mano sinistra; quando mi sono accorto che si trattava di lui, l’ho fatta scomparire.
«Sei impazzito?» gli ho chiesto.
Ha riso. Per la prima volta da quando lo conosco, ha riso!
«Sei atteso: Vuole vederti»
Non so quanto sia passato, ho assistito al passaggio di soli e lune senza calcolarli: a volte il tempo è solo un fastidioso inganno.
Anche questa volta, Metatron ha atteso fuori e io, nella mia forma originale, mi sono presentato a Lui.
Stranamente ero inquieto.
Anche se non avevo nulla di cui sentirmi colpevole, sentivo un peso che gravava dentro. Forse erano solo le parole di Lucifero che mi avevano lasciato un senso di negligenza: è molto bravo a scatenare questi stati d’animo.
Ricordo con che facilità riuscì a convincere anche i più fedeli al Padre, a seguirlo nella sua folle e fallimentare crociata. In una situazione di crisi, anche la goccia più piccola che viene stillata può essere quella fatale.
Ma il Padre non aveva rimproveri da farmi.
Cosa più stupefacente, capì appieno la mia situazione e il mio punto di vista e se adesso sto per varcare una soglia che nessuno della mia genia ha mai attraversato, lo devo alla Sua comprensione immensa.
Quando mi ha fatto capire che l’unica soluzione era vivere, non ho dubitato un istante.
Quando ho lasciato i nimbi e gradualmente la Sua Luce si è affievolita senza mai spegnersi, ho compreso che il Suo Amore è sconfinato; perché come ogni Padre, il bene del figlio è di gran lunga superiore al proprio.
Adesso che ho salutato i miei fratelli sono pronto.
Dimenticherò tutto, perché la Conoscenza che mi porto dentro non potrebbe essere retta da un corpo o da una mente mortale.
Il momento è arrivato, dagli Spazi Esterni scendo verso il finito e potrò provare tutte quelle emozioni che provavo solo in minima parte; forse solo così potrò tornare ad essere Azrael, l’Angelo della Morte.
Se però ciò non dovesse accadere, ho comunque avuto il privilegio di vivere una doppia vita, conscio che dentro di me, da qualche parte, conservo una scintilla inestinguibile, che nessun vento potrà mai soffocare.
Francesco Lacava è nato a Taranto il 6 Gennaio del 1981 e vive a Siena. Lettore incallito, scrittore, affabulatore e raccontastorie, si occupa principalmente di Miti e Leggende. Conduce podcast e programmi radiofonici, scrive recensioni, racconti e testi teatrali e gioca di ruolo. Nel tempo libero dorme.