«Ha altre domande, Frank? Sono qui apposta».
«C’è una cosa che mi sfugge riguardo ai dati di cui avete bisogno. Capisco l’accesso al mio computer, le password dei miei account e-mail e social, perfino i messaggi di testo capisco, ma perché i vecchi numeri di telefono? Ormai sono inattivi».
Sally sfoderò il suo sorriso disponibile prima di rispondere. Frank non poté non notare i denti bianchissimi, in contrasto con la pelle ambrata.
«Sembra strano, Frank, lo so. Ma se vuole un’esperienza realistica, è necessario. I suoi numeri telefonici sono una miniera di informazioni: possiamo risalire alle conversazioni telefoniche e non; incrociare i contatti della sua rubrica con quelli di altri clienti che ci hanno visitato e integrare la sua storia con i dati di cui sono in possesso loro. In questo modo ottimizzeremo la scelta dei database di telecamere di sorveglianza per trovare altri dettagli su di lei. Solo così la nostra intelligenza artificiale sarà in grado di offrirle quanto le promettiamo. Ma si fida di noi, vero? Siamo molto attenti al trattamento dati».
«Ma certo, ma certo che mi fido» rispose Frank, arrossendo.
I ricci soffici e i grandi occhi neri di Sally contribuirono ad accrescere l’affidabilità dell’azienda Ivision.
«Ci sono altri dubbi, Frank, che vuole chiarire o la faccio accomodare?»
«Mi può ripetere quanto dura la simulazione?»
«Noi preferiamo chiamarla esperienza, comunque la prima parte dura mezz’ora circa. Serve a darle una visione d’insieme dei fatti come si sono svolti finora. Nel tempo previsto osserverà solo una sintesi della sua vita, naturalmente, ricostruita con le informazioni che ci ha fornito e interpolata nei punti mancanti, ma vedrà, il nostro computer fa miracoli. Potrà apprezzare la complessità dell’esistenza. Subito dopo comincerà l’esperienza vera e propria, che dura un’oretta circa».
«Quindi è lì che vedrò quali sono stati gli snodi principali della mia vita?»
«Esatto, Frank. Può intimorire, ma pensi a quanto può essere affascinante conoscere quali scelte ci hanno resi quelli che siamo. Prima o poi, quando avrò risparmiato abbastanza, lo farò anche io, per provare a percorrere alcuni dei cammini alternativi, per togliermi quel dubbio che tutti hanno…»
«Cosa sarebbe successo se…?»
«Esatto! Allora, Frank, che ne dice, una firmetta qui e cominciamo?»
Sarebbe rimasto a lungo a chiacchierare con Sally, ma non si faceva illusioni che una poco più che quarantenne potesse essere interessata a lui, un cinquantenne leggermente sovrappeso e dai capelli ormai radi. Si chiese, lo sguardo perso fra Sally e l’arredamento minimal della sua postazione, se avesse fatto bene a investire buona parte dei suoi risparmi “nell’esperienza”».
«Frank?»
«Sì, mi scusi, Sally. Sono pronto, andiamo».
Frank percepì la sua camicia sgualcita inumidirsi di sudore sotto le ascelle. Una rapida occhiata gli confermò che due aloni blu scuro si iniziavano a intravedere. Lasciò le braccia ben aderenti al corpo, cercando di nascondere le macchie, finendo col camminare in maniera un po’ meccanica. Sally non si accorse di nulla, proseguiva a passo leggero davanti a lui, col fisico aggraziato messo in risalto dal tubino rosso che indossava, slanciato da stivali color cuoio, in pendant con la cintura. Attraversarono un lungo corridoio dall’intenso odore di lavanda, che calmò il battito accelerato di Frank, fino ad arrivare in un disimpegno sul quale si affacciavano tre porte. Entrarono in quella centrale.
«Eccoci qui, Frank. Una volta steso sul lettino le luci si faranno soffuse. Poi, quando sarà pronto, dica ad alta voce inizia. A quel punto sentirà un lieve ronzio e uno schermo avvolgente si posizionerà alla distanza per lei ottimale».
«E se volessi interrompere?»
«Le basterà dire stop, ma sono quasi certa che non lo farà. Nessuno dei nostri clienti lo ha mai fatto, da quando la nostra filiale ha aperto, dieci anni fa. Funzionano col riconoscimento vocale anche gli altri tipici comandi per un video: riavvolgi, pausa, avanti rapido, e via dicendo. Nessuno la verrà a disturbare, quindi si goda lo spettacolo e buon divertimento!»
Sally uscì e Frank prese posto sul lettino, sistemando portafoglio, telefono e chiavi accanto a sé, per stare più comodo.
Dopo aver fatto partire la simulazione, sentì un ronzio, come anticipato da Sally. Un grande schermo dall’insolita curvatura gli si posizionò a un paio di metri di distanza, poi il video partì.
Frank si vide nascere, attraverso lo smartphone di suo padre. Poco dopo, riconobbe la sua maestra preferita dei tempi dell’asilo, seguita dal perfido insegnante di musica delle elementari, che lo faceva piangere perché era stonato.
Fu immerso nella propria storia, rivissuta a grandi balzi attraverso i suoi occhi azzurro pastello. Passò dai giochi oziosi da ragazzino alla solitudine da adolescente. Dopo venne la sua prima, disastrosa notte con una ragazza. Quindi l’università, per la gioia dei genitori alla facoltà di ingegneria elettrica, il club di scacchi, poi abbandonato in favore dell’ossessione per romanzi e film noir.
Pianse, senza rendersene conto, quando arrivò alla morte del padre, d’infarto. Pochi anni dopo fu la volta del funerale della madre. Si vide anche al lavoro, mentre progettava impianti elettrici per uffici e case. La sua vita scorreva uguale, giorno dopo giorno. Il filmato sembrava essersi inceppato, ma erano le inquadrature ad assomigliarsi tutte.
Il piccolo bilocale con vista sul cortile interno, cene solitarie, cibo pronto, scaldato al microonde. Birra e un film alla televisione, un libro, quindi andava a dormire, insonnia permettendo. E di nuovo, ancora e ancora. Un po’ di scacchi via web e qualche viaggio per cambiare. A scandire il tempo s’intravedeva qualche nuova ruga, la pancia più gonfia, i capelli meno folti.
Di seguito comparve una donna, pesantemente truccata, qualche uscita, un paio di amplessi insofferenti. Infine, di nuovo solitudine, unica costante, fino a rivedere la conversazione con Sally qualche istante prima. La complessità dell’esistenza sarebbe questa?
Non fece in tempo a pensarci, che le luci si spensero e il video si fermò. Buio per un paio di secondi, dopo il filmato ripartì. Su uno sfondo nero si stagliò la sequenza delle immagini che aveva appena visto. Frank prese quota, o così pensò. Le immagini progressivamente si fecero più piccole, fino a sembrare un fiume colorato, che sorgeva, attraversava e poi svaniva in un’oscura pianura.
La prospettiva cambiò, ora sullo schermo Frank sorvolava il fiume seguendone la lunghezza, chiedendosi se dovesse fare qualcosa di particolare, finché non vide tremolare una delle anse. Guardando meglio, distinse un argine cedere e un nuovo, scintillante corso di immagini arcobaleno apparire. Frank, come guidato dal suo pensiero, vi si avvicinò, notando un’icona che indicava l’anno successivo alla maturità.
Riconobbe sé stesso iscriversi nuovamente a ingegneria, ma alla facoltà di elettronica questa volta. Percorse tutto il fiume, fino alla sua scomparsa nella terra nera. Non era cambiato nulla, salvo il suo lavoro: progettava centraline dei treni invece di impianti elettrici. Il resto era identico, la morte dei suoi genitori, le cene in solitudine, qualche donna con la quale le cose non funzionavano. Libri e film a fargli compagnia. Frank osservò sé stesso morire, almeno in quel mondo: scivolò sulle piastrelle del bagno, batté la testa sul lavandino, cadde a terra, mentre una pozza di sangue si allargava. Una vita inutile e un degno finale. Forse dovrei mettere la moquette in bagno?
Mentre scartava l’idea, ricordandosi del senso di sporco che gli causava la sola vista di qualunque moquette, venne sospinto verso l’alto, riconoscendo il suo fiume e la prima, deprimente, biforcazione. Subito dopo, ne apparve una un po’ più avanti. Un’icona gli mostrò che la nuova ansa si collocava undici anni nel passato. Aspettative basse, che poi ci resti male come prima.
Il nuovo filmato iniziava con Frank che attraversava il cortile di casa sotto una pioggia scrosciante, in mano due grossi sacchi dell’immondizia. Il primo finiva nel cassonetto, mentre il secondo, Frank se ne ricordò prima di vederlo, si ruppe, sporcandogli le scarpe col cibo in putrefazione. Me l’ero quasi scordata quella serata del cazzo. A differenza della versione originale, però, Frank restò interi minuti sotto la pioggia, fissandosi i piedi. Poi sentì il sé stesso ipotetico mormorare, ma la vita di chi sto vivendo?
Subito dopo il Frank della seconda biforcazione tornò correndo verso casa, controllò il conto in banca e dopo alcune settimane febbrili, passate a documentarsi dal soggiorno, comprò un biglietto per la Repubblica Domenicana. Vide sé stesso arrivare a Santo Domingo, senza valigie, smarrite durante lo scalo, prendere un taxi e farsi portare all’albergo Villa La Isla. Alla reception lo attendeva una donna splendida. I capelli ricci in una treccia spessa, un sorriso accogliente, due gambe lunghissime e la pelle ambrata. Mentre una versione di sé spariva verso gli ascensori, arrossendo, Frank trasalì. Ma quella…è la ragazza della reception che ho appena visto, Sally! Pausa, riavvolgi, pausa. È lei, Sally!
Il filmato proseguì con Frank che continuava a prolungare il suo soggiorno nell’albergo, finché un giorno non invitò a cena Sally. Assistette, come paralizzato, alla vista di lui e Sally uscire a cena e parlare per ore. La scena si ripeteva, ma sempre diversa, scandita dai vestiti colorati di lei e dalle atmosfere dei ristoranti che esploravano. Osservò sé stesso lasciare il lavoro, vendere il suo appartamento, trasferirsi in Repubblica Domenicana. Il bed and breakfast che aprirono, Da Sally & Frank, era accogliente e semplice. Dimagrì, si abbronzò, facevano l’amore quasi tutti i giorni, invecchiarono insieme. Fino al momento in cui Frank morì, mentre Sally gli teneva la mano. Adesso interrompo e le chiedo di uscire! E in base a cosa? Non ci crederai, ma ho visto che c’era un futuro ipotetico in cui eravamo felici? Ma qualcosa devo pur fare, no? Va beh, guardo il prossimo filmato e poi decido. Comunque, sono dei ladri! Con quello che ho pagato, solo tre alternative mi fanno vedere.
Nel frattempo, Frank venne riportato verso l’alto, da lì distinse il fiume con le due biforcazioni. La terza comparve quasi al limite destro del torrente di immagini, molto più avanti delle due precedenti. Il quadro cambiò prospettiva, come se la telecamera planasse, e Frank si vide sul lettino, che guardava l’immagine di Sally e sgranava gli occhi, come se rivivesse in terza persona quanto aveva appena osservato nel secondo filmato. Ma è una registrazione? Forse c’è un errore. Poi udì il Frank del video mormorare ad alta voce, Adesso interrompo e le chiedo di uscire! Lo vide allontanarsi dalla stanza e dirigersi da Sally, dirle semplicemente Ho un favore da chiederti, Sally. Dovresti permettermi di pagarti la simulazione, o come la chiami tu, l’esperienza. La Sally del filmato inizialmente rifiuta, non potrebbe mai accettare un’offerta simile da un cliente, ma si fa convincere. Al termine dell’esperienza è scossa, ma sorride. Trova ad aspettarla Frank e un uomo con un enorme mazzo di rose. È il compagno di lei, che davanti a Frank e a un’altra impiegata le chiede di sposarla. Sally lo guarda un po’ intristita e dice che dopo quel che ha visto ha bisogno di tempo. Dice di voler stare da sola e torna a casa. L’alter-ego di Frank va a trovarla alla sede di Ivision il giorno dopo e la invita a prendere un caffè. Nelle settimane successive si frequentano, vanno al cinema e viaggiano, per poi andare a trasferirsi, qualche anno dopo, in Repubblica Domenicana. Il filmato seguì poi un percorso relativamente analogo a quanto Frank aveva già visto nella seconda biforcazione.
Prima che il video si spegnesse, riapparve il suo fiume, dall’alto, con le tre biforcazioni, la prima puntava verso il basso, le altre due verso l’alto, per poi sfiorarsi apparentemente in lontananza, là dove sfumavano i dettagli.
La luce si fece soffusa, poi tornò a illuminare la stanza e la porta si aprì.
«Come è andata, Frank?» chiese una voce flautata.
«Ho un favore da chiederti, Sally! Dovresti permettermi di pagarti la simulazione, o come la chiami tu, l’esperienza».
Ci fu un breve silenzio, poi la voce rispose.
«Mi dispiace, Frank, ma Sally è andata via pochi minuti fa. Ma torniamo a lei, come è andata?»
Frank uscì dalla sala, ripercorse a grandi falcate il lungo corridoio, e arrivò alla reception. Riassunse, mangiandosi le parole, quanto aveva visto nei filmati alla collega di Sally, Magda.
«Mi ascolti, Frank, Sally non tornerà più, se la dimentichi, faccia tesoro di quel che ha visto, la sua vita può comunque cambiare».
«Ma perché non tornerà più? Che vuol dire? Me lo spieghi!»
Magda abbassò la voce e si avvicinò.
«Sally è partita con un collega, vanno in viaggio di nozze. Si frequentavano da un po’ e proprio stasera lui è venuto qui, con un mazzo gigante di rose rosse, e la ha chiesto di sposarla. Ha detto che non poteva più aspettare e che aveva i biglietti per un viaggio in una qualche isola caraibica di cui non ricordo il nome, dove si sposeranno e poi partiranno per una crociera».
«Poco fa quando?»
«Non so, Frank, un quarto d’ora fa?»
«E Sally che ha detto?»
«Cosa vuole che abbia detto, non è qui, no? Ha accettato!»
«Ma come può essere? Ma il mio filmato…»
«Frank, mi dispiace, che devo dirle?»
«E quindi non tornano, è sicura? Ma perché Sally diceva di voler vedere il proprio filmato un giorno?»
«Ma quello lo diciamo a tutti i clienti, Frank! E ora se non le dispiace è ora di chiusura. Arrivederci».
Stefano Lazzari è nato e cresciuto a Milano, città che ha lasciato dopo la laurea in ingegneria chimica al Politecnico. A Zurigo ha conseguito un dottorato all’ETH e poi è partito alla volta di Boston, per lavorare al MIT. Nella sua ricerca ha usato la matematica per descrivere le reazioni chimiche responsabili della formazione di materiali polimerici e semiconduttori. Ora vive a Francoforte e fa ricerca in un’azienda chimica. Nel tempo libero legge, balla tango, gioca a scacchi e scrive. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati dalle riviste Monnalisa Bytes, Hook Literary Magazine, Rivista Blam, Quaerere e Fantastico Esclamativo.